Menarini Biotech è ha investito 2 milioni negli ultimi due anni ed è ora pronta ad assumere circa 90 lavoratori altamente qualificati

Menarini Biotech pronta a nuovi investimenti e assunzioni

Menarini Biotech è ha investito 2 milioni negli ultimi due anni ed è ora pronta ad assumere circa 90 lavoratori altamente qualificati.

Menarini Biotech, un’eccellenza nel settore farmaceutico hi-tech della regione Lazio, mira a intensificare gli investimenti e a espandere le proprie operazioni con l’obiettivo di assumere nuove risorse. Fondata nel 2003 e guidata da Massimo Scaccabarozzi, ha la sua sede e il sito produttivo a Pomezia, nella provincia di Roma. La missione principale dell’azienda è sviluppare e applicare tecnologie innovative per fare scoperte scientifiche cruciali e contribuire alla ricerca di trattamenti per malattie complesse.

Menarini Biotech è il ramo specializzato in biotecnologie del Gruppo Menarini, un gigante farmaceutico con sede a Firenze e una storia che risale al 1886. Nel corso dell’anno precedente, il Gruppo ha registrato un fatturato di 4,375 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 4,155 miliardi del 2022. Attualmente, impiega 17.800 persone, rispetto alle 12.900 del 2010, e gestisce 18 stabilimenti produttivi e 9 centri di ricerca e sviluppo in tutto il mondo. La forza lavoro è caratterizzata da una parità di genere, con il 49,5% di donne impiegate, distribuite in 140 Paesi da New York a Singapore. Nel solo 2023, il Gruppo ha investito 480 milioni di euro in ricerca e sviluppo.

«Il nostro sito ha una lunga tradizione per la professionalità dei nostri addetti», spiega Nicola Torre, direttore generale di Menarini Biotech. «Abbiamo 80 persone – aggiunge – completamente dedicate allo sviluppo dei farmaci biotecnologici. Il 90% ha un titolo di studio pari o superiore alla laurea e il 60% sono donne».

Due anni fa, Menarini Biotech ha avviato un momento di svolta con un investimento iniziale di 2 milioni di euro, una cifra che l’azienda ha intenzione di replicare anche nei prossimi cinque anni. Questo investimento ha segnato l’inizio dello sviluppo della tecnologia monouso, un sistema che offre maggiore sicurezza al paziente e permette di ridurre i costi operativi, i tempi di produzione e i consumi di energia e acqua. Questa tecnologia ha contribuito alla trasformazione di Menarini Biotech in una contract development and manufacturing organization (CDMO), il che significa che l’azienda fornisce servizi completi su base contrattuale ad altre imprese del settore farmaceutico, dallo sviluppo dei farmaci alla loro produzione.

«In questo modo i nostri clienti possono concentrarsi sulle loro competenze ed esternalizzare alcuni aspetti delle loro operazioni»,

Uno dei prodotti di punta di Menarini Biotech è il MEN 1309, un risultato di ricerca e sviluppo di alta qualità nel campo dell’oncologia. Si tratta di un anticorpo progettato per riconoscere l’antigene CD205 e trasportare in modo selettivo il farmaco citotossico all’interno delle cellule tumorali solide, riducendo così al minimo gli effetti collaterali sui tessuti sani. Questo prodotto rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro il cancro, poiché consente di concentrare l’azione del farmaco direttamente sulle cellule maligne.

Per quanto riguarda lo sviluppo futuro, l’azienda si concentrerà principalmente sull’oncologia, continuando a investire nelle terapie biologiche. Tuttavia, punterà anche a mettere a disposizione dei clienti le proprie competenze nelle terapie sostitutive enzimatiche e sull’ematopoiesi, ovvero il processo di produzione delle cellule del sangue. Inoltre, ci saranno investimenti per innovare i servizi e modernizzare le tecnologie.

Menarini Biotech ha trovato nel Lazio un ambiente favorevole per le sue attività, essendo parte di uno dei principali poli produttivi farmaceutici in Europa. L’Italia, infatti, è il primo produttore di farmaci nel continente, e il 39% dell’export nazionale del settore proviene proprio dalla regione Lazio.

«Abbiamo il vantaggio significativo di trovarci all’interno di una robusta rete di infrastrutture scientifiche e di ricerca. Abbiamo la possibilità di collaborare con istituzioni accademiche e di partecipare ai bandi che mette a disposizione sul biotech la Regione Lazio. Inoltre ci troviamo all’interno di un settore farmaceutico e biomedicale che ha dimostrato da sempre la capacità di inserirsi all’interno delle catene internazionali del valore».

Infine Torre auspica «politiche a favore dell’innovazione, con la semplificazione delle procedure burocratiche. Si potrebbero poi offrire incentivi fiscali alla ricerca e sviluppo, promuovendo partnership tra pubblico e privato sulle biotecnologie, anche con un occhio allo sviluppo in campo internazionale. Ma andrebbero sviluppati anche incentivi agli investimenti, sulla base delle necessità dei sistemi sanitari e dei paesi europei evidenziate in occasione della pandemia»

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