L'80% delle PMI eccellenti italiane intende adottare l'intelligenza artificiale, nonostante solo il 19% abbia familiarità con essa.

Intelligenza Artificiale: 200.000 posti nella PA a rischio

Intelligenza artificiale rivoluziona il settore pubblico: 200.000 posti a rischio, ma emergono nuove opportunità e ruoli specializzati.

L’intelligenza artificiale (IA) sta per avere un impatto significativo sul lavoro nel settore pubblico, con circa 1,8 milioni di dipendenti che dovranno adattarsi a questa nuova tecnologia e circa 200.000 che rischiano di essere sostituiti. Questo è quanto emerge da una ricerca del Forum PA, che mette in evidenza come le amministrazioni centrali – ministeri, agenzie fiscali e enti pubblici non economici – saranno le più colpite. Circa la metà dei lavoratori in questi settori (circa 92.000 persone) potrebbe vedere le proprie mansioni eliminate, in quanto ripetitive e facilmente sostituibili dall’IA.

Il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha sottolineato l’importanza di affrontare questo cambiamento con coraggio. Ha ricordato che, sebbene alcune attività possano scomparire, ne emergeranno di nuove, come è successo in passato con i settori dei trasporti e dell’industria tessile. Zangrillo ha anche evidenziato che il processo di ricambio del personale è già in atto: entro il 2032, un milione di attuali lavoratori del settore pubblico andrà in pensione, e quest’anno sono previste circa 170.000 nuove assunzioni. Questo cambiamento ha già portato a una riduzione significativa dell’età media dei dipendenti pubblici, scesa a 49,5 anni nel 2022.

Nel frattempo, il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato definitivamente l’AI Act, la prima legge al mondo che regola lo sviluppo, la commercializzazione e l’uso dei sistemi di intelligenza artificiale. Questa normativa impone una serie di obblighi a fornitori e sviluppatori di IA, basati sui diversi livelli di rischio associati alla tecnologia.

Secondo la ricerca del Forum PA, il 57% dei dipendenti pubblici (oltre 1,8 milioni su 3,2 milioni totali) sarà fortemente influenzato dall’IA. Tra questi, l’80% dovrebbe riuscire a integrare l’IA nel proprio lavoro, ottenendo miglioramenti significativi, mentre il 12% (circa 218.000 lavoratori) rischia la sostituzione. Per l’8% dei dipendenti (circa 154.000, tra cui molte professioni sanitarie e diplomatiche) la situazione è incerta, con potenziali sinergie e rischi di sostituzione.

La ricerca evidenzia che le professioni ad alta specializzazione, come i ruoli direttivi e dirigenziali, hanno un forte potenziale di collaborazione con l’IA. Al contrario, le professioni meno specializzate e più routinarie sono maggiormente a rischio di sostituzione. Questa trasformazione rappresenta la ‘terza ondata’ di cambiamento per il settore pubblico negli ultimi 15 anni, dopo la spending review e la pandemia.

L’area più a rischio è quella delle amministrazioni centrali, dove quasi la metà dei dipendenti potrebbe essere sostituita (92.000 persone su poco meno di 204.000 lavoratori del comparto). Nell’intero settore pubblico, il 12% dei 1,8 milioni di lavoratori impattati dall’IA rischia la sostituzione. Nelle amministrazioni centrali, questa percentuale sale al 47% del personale coinvolto, con il 92,2% dei dipendenti totali (circa 196.000 persone) potenzialmente impattati dalla nuova tecnologia.

In conclusione, l’introduzione dell’IA nel settore pubblico rappresenta una sfida significativa, ma anche un’opportunità per modernizzare e migliorare l’efficienza dei servizi pubblici. La chiave sarà affrontare il cambiamento con una mentalità aperta, promuovendo l’innovazione e valorizzando il merito.

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